lunedì 25 febbraio 2013

Corso per coppie in attesa


La settimana scorsa abbiamo partecipato al primo incontro per le coppie in attesa, organizzato dalla Fondazione Nidoli.
È stata proprio una bella esperienza.
Eravamo una decina di coppie con destinazioni adottive tra il Sud America e l’Europa dell’est.
L’obiettivo della serata era quello di farci avvicinare al momento in cui ci verrà proposto l’abbinamento.
Il tema affrontato è stato di grande impatto per me:
la lettura di una scheda di presentazione di un bambino del Cile proposto in abbinamento.

È stato un modo molto concreto per iniziare ad avere un’idea più chiara di quelli saranno le tipologie di informazioni sulla base delle quali dovremmo decidere se il bimbo descritto è proprio nostro figlio!
Un argomento molto forte.

Sono contenta che la relazione presa in esame provenisse dal Cile. Questo mi ha dato modo di entrare più velocemente nell'ottica di un’analisi realistica di quello che potrebbe accadere a noi.
In un secondo post condividerò gli aspetti più di "contenuto" della relazione.

Qui mi preme invece fare una riflessione sulla mia reazione quando mi sono trovata in mano una scheda vera, reale e concreta di un bimbo cileno (non mi aspettavo minimamente che il corso si svolgesse così).
Una cosa che mi ha subito colpito è stata la reazione di “distacco” nel leggerla. Non ho provato nulla!
Mi sarei aspettata emozione, commozione o altro … invece, niente. Anche ora, mentre scrivo, ripenso alla serata come ad un puro esercizio … non mi sono lasciata coinvolgere dal caso del bimbo descritto.
L’ho analizzato e ho valutato quali aspetti per me pesavano di più o di meno …
Un esercizio, appunto.
Strano, molto strano per come sono fatta io.
Forse devo metabolizzare ancora qualcosa…

venerdì 22 febbraio 2013

La fragilità dell'essere umano

Ero indecisa se scrivere qualcosa a riguardo della triste notizia di Habtamu.
Alla fine ho scelto di esprimere il mio dolore e lo sgomento per questa tragica storia perché, in qualche modo, le nostre vite si sono incrociate.

Habtamu è un ragazzino etiope adottato con il fratello qualche anno fa e che, purtroppo, mercoledì si è tolto la vita all'età di 14 anni.

Ho sentito raccontare la sua storia di adozione direttamente dalla mamma, volontaria dell'associazione le Radici e le Ali, una sera di dicembre del 2011.
Una bella storia, con un epilogo drammatico, destabilizzante, inimmaginabile.

Quello che è accaduto ad Habtamu mi ha rattristata profondamente e all'inizio mi ha anche spaventata.
Poi ci ho pensato.
Adozione o no, alcune persone non riescono a sopportare il peso della vita: è la fragilità dell'essere umano.

Avere un figlio, biologico o adottato, implica correre il rischio, remoto ma reale, che tuo figlio non sia in grado di superare alcune situazioni e che diventino per lui insopportabili a tal punto di prendere decisioni estreme.

Fa paura? Si, fa tantissima paura! La vita, nella sua complessità, fa paura.

E' cambiata la mia idea sull'adozione? No, mi fa paura tanto quanto mi faceva paura prima. Né più, né meno.


R.I.P. piccolo angelo.



domenica 17 febbraio 2013

Domenica da amici

Oggi siamo stati a pranzo da amici che da 6 mesi hanno portato a casa la loro piccola dall'India.
Abbiamo passato con loro molte ore della giornata. Ci hanno raccontato la loro travagliata storia (più di 5 anni di attesa!), le lunghe settimane all'estero e i numerosissimi ostacoli.
Ma io ho visto soprattutto la gioia, l'affiatamento, la spontaneità e l'affetto che regna nella loro neo famiglia.
Non è ovviamente tutto rose e fiori, ma è immensamente BELLO!
La cosa che più mi ha colpito è vedere quanto la bimba assomigli già, nel modo di fare, alla mamma!
Che grande capacità di adattamento e quante risorse sono capaci di tirar fuori i bambini...
Sorprendente!

Nonostante le tante difficoltà che questa famiglia ha incontrato prima di riunirsi, il sentirgli dire che nei loro progetti c'è una seconda adozione mi ha fatto pensare a quello che si dice dei "dolori del parto": si soffre tanto, ma è un dolore che la maggior parte delle donne tende a dimenticare in fretta.

Questa è stata una domenica che mi ha riempito il cuore di gioia e di speranza. E ha rafforzato la mia tensione positiva alla gestione dell'attesa.